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Piero

Il mondo secondo Piero Salute e benessere del cane

Piero e l’operazione

20 Febbraio 2024
veterinario

Le dico che non ho fame: mi avvicino svogliatamente alla ciotola, annuso, guardo di lato e me ne vado.

Lei è perplessa: “Impossibile che un cane come te, dall’appetito formidabile, non abbia fame… Potrei, forse, aver perso le mie doti di cuoca?

<< Mettere carne e verdure in vaporiera non fa esattamente di te una cuoca, ma, a parte questo, è proprio che adesso non ho appetito>> penso io.

Il suo sguardo indagatore mi segue a lungo, mentre le rotelle le girano in testa a tutta velocità… Mi sembra quasi di vedere il fumo uscire dalle sue orecchie!

Dopo un po’ andiamo al parchetto vicino a casa, ma, una volta là, mi rendo conto che non riesco più a muovermi; Lei non se ne accorge subito, pensa solo che io mi sia fermato un attimo.

“Ehi, Piero, cosa succede? Ah, guarda, c’è il tuo odiato Oreste…non gli dici, come al solito, che deve morire male?”

La guardo intensamente e, con gli occhi, le dico che oggi sono stanco e non mi va di abbaiare; vorrei camminare, ma non ce la faccio.>>

Lei capisce che qualcosa non va: “Ehi, oh, oh, dai, tranquillo, ti riporto io a casa!”

Con delicatezza, mi prende in braccio, dandomi del ciccione, ‘sta infame, e pian piano torniamo a casa.

“Piero, adesso andiamo di corsa dal veterinario!”

La parola v-e-t-e-r-i-n-a-r-i-o mi suona come qualcosa di familiarmente pericoloso, ma fatico a ragionare. Sono stanco.

Lei raccoglie cose a caso, in fretta e furia, chiama papu e mi mettono di peso in macchina, avvolto in una coperta.

Migola, il cane-bertuccia si rifiuta di stare a casa, fugge attraverso il cancellino e si pianta, proterva, davanti all’automobile:

<<Ahahahaha, brava ragazzina ribelle e cocciuta, stai crescendo bene! Sono fiero di te.>>

Viaggiamo in silenzio, ma i due lì davanti mi sembrano un po’ tesi…sarà per come guida lui, cioè malissimo.

Migola riccioli d’oro, invece, come il capitano di una nave che sta affondando, sta in piedi sulla mia schiena e guarda l’orizzonte…appena mi sentiró meglio gliela farò pagare!

Arriviamo dalla veterinaria che mi visita e dice che dobbiamo correre in un ospedale veterinario più attrezzato, perché la situazione è brutta.

“Quanto brutta?!?”

Molto brutta.

A Lei scappano delle lacrime, ma, trattiene l’emozione, mi guarda e mi dice “Va tutto bene, forza che andiamo!”

Io vorrei dirle che c’ha una faccia che non le crederebbe nemmeno sua mamma, donna buona e santa, ma sono stanco.

In quest’altro ospedale, una signora carina mi dice “Vieni Pierino che diamo un’occhiata e vediamo cosa sta succedendo”

<<Va bene, sei bellina, ma non t’allargare, eh?! Solo Lei mi può chiamare Pierino>>

Uhé, signorinacarina, che fai? Mi stai rasando la panza e il braccio? Noooooo, non rasatemi! Quando ricrescono i peli è una tragedia, mi prude tantissimo, divento rosa fluo e i miei amici mi chiamano Peppa (Pig).

Mentre penso agli impacchi di gel all’aloe che mi ritroverò sulla pancia per togliere il prurito e a come dovrò cercare di leccarmi di nascosto da Lei, sento delle parole: “Massa sulla milza, rottura, emorragia interna, anemia, operare subito, potrebbe non farcela…”

Smetto di pensare alla ricrescita del mio pelo selvaggio e guardo Lei: che fine hanno fatto le sue guance rosse? <<Mamma mia, ragazza, datti una truccatina perché sei bianca come un cencio… Prova a chiedere se hanno un grappino, perché mi sa che ti serve…>>

Lei si china su di me e mi dice “Pierino, adesso dovrai rimanere qui”

<<Come QUI?! Eeeeeh, no! Due volte mi hai lasciato da un veterinario e tutte e due le volte ci ho rimesso un pezzo: la prima volta un dente e la seconda ADDIRITTURA i gioiellini di famiglia! Portami subito fuori di qui!>>

Vorrei uscire, ma non riesco.

Lei è molto seria. Mi viene il sospetto che le cose non vadano benissimo…mi sento molto stanco e un pò smarrito…

Lei se ne accorge e mi guarda dritto negli occhi, mi accarezza, poi, con la grinta di una leonessa mi dice:” Adesso arriverà un momento difficile e io non potrò stare qui con te, fisicamente, ma ti starò comunque accanto. Ricordati che ti amo, ti amo, ti amo e ti sono immensamente grata per tutto quello che hai fatto per me. Sono fiera di te, sei il mio cane assolutamente perfetto e voglio che tu sappia che non ti lascerò solo ad affrontare tutto questo. Sappi che io ti aspetto, ti aspetto con tutta me stessa e spero di rivederti ancora. Se vorrai andare perché sai che il tuo tempo qua è finito, vai… Ma, se puoi, stai ancora un pò con me. Scegli tu.

Io ti aspetto!”

Non capisco bene, ma la vedo serena, determinata e la sua forza mi investe come un’onda calda che mi toglie, per un momento, questo freddo che mi avvolge…

Mi fanno entrare in una gabbia e Lei mi mette il suo maglione intorno al collo, come un abbraccio.

Nelle gabbie vicine ci sono un gatto silenzioso e due pastori tedeschi che si lamentano senza sosta ; mi verrebbe da far loro un discorso sulla dignità dei cani da pastore, ma la sfacciatella che prima mi ha chiamato Pierino si avvicina con un sorriso poco rassicurante, estrae una siringa e dopo un attimo è tutto buio.

Non so quanto tempo è passato, so solo che cerco di aprire gli occhi, ma mi sembra che li abbiano incollati…sarà stato uno scherzo di quel gatto bastardo della gabbia numero 3? Se scopro che è così, appena posso gli do una ripassata!

Dormo un po’, poi sento LA voce: è Lei, è qui! C’è anche il papu…la mia famiglia è con me…e, grazie Signore, la bertuccia è rimasta a casa: non ce la farei a sopportare la sua linguetta che mi saetta allegramente nelle narici!

Lei mi ha adagiato sulla mia coperta preferita e mi ha portato il mio maiale di peluche; pensano che così mi sentirò più a mio agio, dopo l’operazione, ma a me basta che Lei mi guardi per sentirmi a casa…

“Sei rimasto…” mi dice dolcemente

<<E dove dovevo andare? Non sei pronta a stare senza di me, né io a stare senza di te. Abbiamo bisogno di ancora un po’ di tempo, sì, ancora un pò…>>

Lei mi fa tenerezza, non vedo più la leonessa che mi ha dato coraggio, ma una bambina indifesa davanti al dolore, con gli occhi gonfi e rossi e il cuore che trabocca.

Si sdraia a terra e stiamo così, semplicemente vicini, per un tempo infinito.

Poi le dicono che deve andare, perché ho bisogno di riposare.

“Domani torno a prenderti”

<< Ti aspetto >>

Il mondo secondo Piero

Io ti insegno…

29 Agosto 2018
io insegno

“Tu spesso cerchi di portarmi nel tuo mondo insegnandomi comportamenti e pensieri a misura d’uomo, fatti di parole e gesti, ma oggi io ti invito a passeggiare con me, in silenzio, seguendo il mio passo di cane così che anche io possa insegnarti qualcosa.

Cammina accanto a me, lentamente, fai volare via i pensieri come palloncini colorati ,fermati ad annusare l’aria e ad ascoltare i piccoli rumori del bosco: ti sto insegnando che il “qui ed ora” è tutto ciò che conta e se ti fermi ad apprezzare l’attimo presente, se ti immergi nella bellezza di ciò che ti circonda, sarai anche tu in pace come me.

Cammina accanto a me, lentamente, e lascia che i miei occhi incontrino i tuoi: ti sto insegnando la meraviglia di annullare le distanze e di sentirsi “uno” condividendo un momento soltanto nostro.

Cammina accanto a me, lentamente; senti come i nostri corpi si sfiorano, a volte si urtano più forte e allora io cerco la tua mano con il muso e tu mi accarezzi sorridendo : ti sto insegnando che potremo fare mille esercizi e cento sport, ma, alla fine, è nella semplicità dello stare vicini, in silenzio che esprimiamo la profondità del nostro legame.

O forse no, forse non ti sto insegnando nulla… Ti sto solo portando nel mio mondo semplice per aiutarti ad essere felice.”

Con amore, il tuo Piero

 

Il mondo secondo Piero Vita insieme

Piero e il bagnetto

30 Maggio 2018
Bagnetto sì, bagnetto no

Lei sa benissimo che so interpretare ogni suo minimo gesto, ogni suo sguardo sfuggente, ogni esitazione nel respiro, perciò è diventata bravissima a dissimulare le sue intenzioni: una vera artista!

Nonostante ciò, il mio cervello evoluto sa fare due + due, quindi, se vedo che lei è eccessivamente sorridente e sento rumori sospetti nel bagno, capisco che è incombente la grande tragedia: il bagnetto.

Vado a dare un’occhiata per verificare se ho ragione, ma faccio spuntare solo un pezzo di muso, giusto per controllare senza rischiare: il bagno è un posto che nasconde grandi insidie! Annuso e sento l’odore del mio bagnoschiuma “Cane pulito schifo infinito”; mi sfugge un sospiro ansioso, lei  lo sente, si gira e mi vede. Io la guardo e lei mi guarda. Occhi negli occhi indoviniamo i pensieri dell’altro:

il mio è “non mi prenderai mai”

il suo è “non potrai nasconderti”.

La tensione si fa palpabile, ma Lei sfodera il suo sorriso più bello e mi chiude la porta davanti al naso. Io corro a cercare il numero dell’OIPA per denunciare il mio maltrattamento imminente, ma poi mi ricordo che non ho le mani e anche se le avessi tanto non so leggere: sono fregato.

Va bene: lavami umana crudele! Sappi, però, che non mi avrai senza fatica!

“Piero, vieni…”

Ma non ci penso neanche!

“Pierino, dai vieni…”

Pierino mi chiama, quella bieca donna che credevo mi amasse…

“Pieeeerooooo”

Ecco, mi nascondo sotto il mobile, così non mi vede.

“Piero dove sei?”

Ahahahahaha! Non mi troverai mai!

“Piero! Cosa ci fai lì?”

Caspita, come hai fatto a trovarmi, diavolo di una donna?

“Se cercavi di nasconderti sotto il mobile, sappi che hai lasciato fuori un culone enorme!”

Azz! Non puoi più fidarti nemmeno del tuo didietro. E poi io non ho un culone enorme….

“Dai Piero, vieni con me. Lo so che non ti piace tanto il bagno, ma ti tocca proprio!”

Non ti piace tanto il bagno è una distorsione della realtà: IO ODIO IL BAGNO!

Ho una mia dignità e non mi farò trascinare; la seguo col capo chino e il passo lento e pesante del condannato a morte. Mi fermo. Un passo. Mi fermo ancora. Un altro passo. La guardo con l’estremo saluto scritto dentro gli occhi e abbasso di nuovo il capo sospirando.

Sono tenero come la piccola fiammiferaia, ma Lei non ci casca.

Allora, che vada in brodo anche la mia dignità: DOVRAI TRASCINARMI DI PESO, SE VUOI LAVARMI!!!

Mi accascio al suolo, mi irrigidisco e mi aggrappo con le zampe anteriori ai piedini del mobile del bagno, ma Lei sa usare dei toni di voce così belli che non resisto: mi alzo e arrivo fino alla vasca… deve aver fatto un corso di ipnosi!

D’accordo, alla vasca ci siamo arrivati: adesso dovrai sollevarmi perchè io non collaborerò! Non ce la farai mai….

Dopo un secondo eccomi dentro…bah, almeno l’acqua è tiepida; peccato per il pessimo odore dello shampoo: non ne esisterà uno al profumo di bistecca o di gorgonzola?

Ora sono tutto bagnato e sembro un gigantesco topo.

Ma…un momento: cos’è quella cosa che galleggia nell’acqua? Una paperella! Una stupenda paperella. Lei la prende e la schiaccia: suona!  Ma è bellissima!

Addento la paperella e la schiaccio con gusto tra i denti: peeeep,peeeeeep,pep,pep,pep,peeeeeeeeep!

La mia discesa all’inferno sarà meno dura ora che ho un’amica.

Lei sorride, poi però storce la bocca infastidita….

Ahahahah! Ti dà fastidio il suono della paperella? Bene: pep, pep, pep, peeeeeeeeeeep, pep, pep, peeeeep, pep, pep, pep, pep, peeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeep! La suonerò finché mi terrai qua dentro, sappilo. La suonerò fino alla morte!

Finalmente posso uscire e Lei mi accoglie con un gigantesco asciugamano di spugna: santo cielo, c’è disegnato sopra Winnie the Pooh! Non ce l’avevi uno degli Aerosmith??

“Che ne dici se ti asciugo anche con il phon?”

Per tutta risposta, prendo la paperella e inizio a schiacciarla con vigore: peeeep, pep, pep, peeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeep, pep, pep, pep………………

“Va bene, va bene, basta! Vai fuori ad asciugarti al sole!”

Esco felice perché, ora, non ho solo una nuova paperamica, ma ho una vera e propria arma: trema umana, d’ora in poi il bagnetto sarà terribile per entrambi! Tié!

 

 

 

Il pensiero di Piero

Perché ci dovete lavare?

Fine del pensiero di Piero.

 

Vi rimando al pensiero di Lei in “Bagnetto sì, bagnetto no

 

Viva vida, amici!

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo secondo Piero Vita insieme

Piero, la pioggia e i ricordi

4 Maggio 2017
pioggia

Ciao amici!

Piove e io sono sdraiato sulla mia cuccia ad ascoltare l’acqua che ticchetta sull’asfalto. Della pioggia mi piace tanto l’odore che fa salire dalla terra. Nient’altro.

Oggi ho pensieri pigri e non mi va di raccontarvi una storia istruttiva … oggi vi regalo i miei ricordi.

Tempo fa, in casa nostra, viveva un altro cane di nome Spino. Lui era arrivato molto prima di me ed era un cane che della vita ne sapeva un bel po’.

Spino non mi sopportava di buon grado e io ricambiavo la cortesia.

Eravamo molto diversi, ma una cosa di sicuro ce l’avevamo in comune: non ci piaceva la pioggia. Uscire sotto l’acqua, fosse anche la gentile acquerugiola primaverile, proprio era l’ultima cosa nella scala dei nostri desideri.

Purtroppo, quando si susseguivano giorni piovosi, uscire si doveva pur uscire e il fastidioso incontro con la pioggia dovevamo farlo. Lei, pensando di fare buona cosa, ci aveva comprato l’impermeabile per i giorni di cielo a pecorelle ed acqua a catinelle … Ora, a noi cani, non è che gli impermeabili piacciano molto: quando ce li fanno indossare la nostra dignità offesa ci provoca un cortocircuito cerebrale che ci fa muovere come delle marionette o come dei pinguini.

Come se non bastasse, Lei, dopo mille ripensamenti, quando si era decisa a comprarci gli impermeabili? Ovviamente durante una vacanza in uno sperduto paesino di montagna dove c’era un negozio di ferramenta che vendeva una vasta gamma di articoli, dai chiodi ai dadoni in pelo da appendere in auto. Nel triste e polveroso espositore di prodotti per cani, Lei aveva trovato solo un impermeabile verde vomito per me e uno giallo acceso con bottoncini rossi per Spino; lui sembrava un pompiere e io un baccello gigante. Ma Spino era “cane di mondo”e riusciva quasi sempre ad evitare il suo pagliaccesco impermeabilino. Io no. Infatti, nei giorni piovosi, al richiamo di “Girettooo!” io saltavo in piedi come uno che aveva preso la scossa e mi mettevo a saltellare, impaziente come un capretto, davanti alla porta d’ingresso. Spino, invece, non si muoveva. Allora Lei lo andava a chiamare dolcemente, ma lui, arroccato dietro i suoi privilegi di cane anziano, se ne stava immobile.

Io, ingenuo, ridacchiavo perché pensavo che fosse un tontolone a non voler uscire. Poi lei arrivava con l’orrendo impermeabile e subito mi coglieva un dubbio: PIOVE COSI’ TANTO? Si apriva la porta e vedevo: caz, sì, piove così tanto! Prima di uscire mi giravo e vedevo Spino che ci guardava di sottecchi. Lui aveva capito che fuori c’era il diluvio. Carogna.

Quando tornavo a casa ero comunque riuscito a bagnarmi tantissimo dato che, da bravo maschio, dovevo per forza fare 3.000 minipisce e questa era un’arte che richiedeva del tempo. Quindi, dopo l’onta dell’impermeabile, mi aspettava anche la beffa: il mix asciugamano – phon.

Dopo lunga pena, asciutto e con il pelo gonfio come una palla di zucchero filato, trotterellavo offeso verso la cuccia, accompagnato dalla lunga risatina sarcastica del mio compagno di casa.

La pioggia, prima o poi, dava qualche minuto di tregua e Spino coglieva l’occasione al volo! Si alzava, andava da Lei, si stiracchiava e la guardava con il suo sguardo da “ cucciolo di panda abbandonato”. Allora Lei sorrideva, prendeva il guinzaglio e lo portava fuori … Mannaggia! La prossima volta anche io avrei fatto così!

E arrivava la famosa “prossima volta”. Pioggia infinita, il richiamo “Girettooo!”, lui sdraiato immobile, colpito da sordità improvvisa, e io: capretto capretto capretto davanti alla porta … Nooooo! Mi ero fregato di nuovo! Impermeabile, giù acqua, dagli col phon. E lui rideva. Che tipo! Quasi quasi iniziava a piacermi quel cagnetto…

Un giorno di luglio, venne a trovarci la zia Dada e fu lei a prendere il guinzaglio dicendo “Girettooo!” Scattai come una trappola per topi e mi lanciai verso la porta con la grazia di una slavina; Spino mi mandò un lungo sguardo e non si alzò. Io pensai: “ Cavolo, PIOVE??!!?”. Uscii rassegnato, ma quella volta il vetusto si era sbagliato: non pioveva affatto, anzi, era una gran bella giornata e subito mi colse il buonumore. Pensai che, al ritorno dalla passeggiata, avrei riso io del mio vecchietto!

Quando tornai a casa non c’era nessuno, allora aspettai. E aspettai.

Tornò soltanto Lei.

Era diversa, come se non fosse più tutta intera. Con lo sguardo le chiesi: “Dov’è?” Lei si sedette accanto a me e iniziò ad uggiolare piano, mentre con gli occhi mi bagnava il pelo. La risata che avevo preparato per lui, mi morì in gola e in un istante, sentii, sgomento, che mancava un pezzo anche a me. E capii che anche se fuori c’era il sole, era un giorno di pioggia.